Descrizione
La “furia” di questa raccolta, come scrive Giorgio Bonacini nella sua prefazione, “vive in un’ambiguità semantica in cui non si sa se ciò sia materia di furioso furto o oggetto di furia derubata”. Libro vario e composito, questo, in cui sono coniugate, alla luce di una distanza e di un esilio immedicabile, la ricerca di un senso, la costruzione di un mito salvifico e la concretezza terranea (le origini come pretesto-metafora, l’origine come ricerca permanente del sentire). Alla mimesi sapienziale, quasi mascherina gnostica, della prima sezione, Serpe di Laconia, si affianca, contraddittoria opposizione, la cantabilità-pseudomemorabilità di Pause e licenze, fino alla più piana e febbrile musicalità delle Cinque sequele. Tutta la raccolta, al di là delle soluzioni compositive, si concentra tra una distanza, che importa l’eterno nostos, ed un ritorno concreto, un ritorno del linguaggio e della mente.